Esame del sangue rivoluzionario: rilevazione precoce della resistenza all'insulina nel cervello!

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Ricercatori dell'Università di Potsdam scoprono marcatori epigenetici per la diagnosi precoce della resistenza all'insulina e del morbo di Alzheimer - pubblicazione su "Science Translational Medicine".

Forscher der Uni Potsdam entdecken epigenetische Marker zur Früherkennung von Insulinresistenz und Alzheimer – Veröffentlichung in "Science Translational Medicine".
Ricercatori dell'Università di Potsdam scoprono marcatori epigenetici per la diagnosi precoce della resistenza all'insulina e del morbo di Alzheimer - pubblicazione su "Science Translational Medicine".

Esame del sangue rivoluzionario: rilevazione precoce della resistenza all'insulina nel cervello!

I ricercatori del Centro tedesco per la ricerca sul diabete (DZD) hanno compiuto progressi rivoluzionari nell’identificazione della resistenza all’insulina nel cervello. Queste le recenti scoperte, pubblicate sulla rivista Medicina traslazionale scientifica, indicano nuovi marcatori epigenetici che possono essere rilevati con un semplice esame del sangue. Questo approccio innovativo potrebbe rivoluzionare la diagnosi precoce non solo del diabete di tipo 2, ma anche del morbo di Alzheimer.

La resistenza all’insulina è una condizione che non è associata solo al diabete di tipo 2, ma può verificarsi anche nel diabete di tipo 1. Nel diabete di tipo 1, i pazienti spesso richiedono dosi più elevate di insulina per controllare lo zucchero nel sangue, il che può comportare un aumento delle concentrazioni di glucosio nel sangue. Le stime mostrano che una persona su dieci con diabete di tipo 1 è affetta da resistenza all’insulina, nota anche come doppio diabete.

Nuovi marcatori epigenetici

Lo studio ha identificato l’incredibile cifra di 540 siti CpG caratterizzati da modelli di metilazione alterati che possono aiutare a distinguere tra persone con e senza resistenza all’insulina nel cervello. L'elevata precisione dei risultati, che varia tra l'83 e il 94%, è stata confermata da due coorti indipendenti con 33 e 24 partecipanti. Inoltre, è stata riscontrata una correlazione tra la metilazione del sangue e quella cerebrale per 98 dei siti CpG identificati.

I geni situati in questi siti CpG svolgono un ruolo chiave nello sviluppo neuronale, nella formazione delle sinapsi e nella trasduzione del segnale. Questi marcatori epigenetici potrebbero fungere da prezioso strumento di screening per l’identificazione precoce dei pazienti a rischio. L'obiettivo del gruppo di ricerca è un pannello di test standardizzato composto da questi 540 marcatori.

Un semplice esame del sangue per la diagnosi precoce

La capacità di rilevare la resistenza all’insulina nel cervello con un semplice esame del sangue rappresenterebbe un progresso significativo. Fino ad ora, il rilevamento era dispendioso in termini di tempo e di costi perché non esistevano biomarcatori affidabili. Le conoscenze acquisite potrebbero aiutare a sviluppare strategie terapeutiche mirate e ad avviare misure preventive che potrebbero ridurre l'incidenza del diabete di tipo 2 e del morbo di Alzheimer.

Tuttavia, non è chiaro se queste firme epigenetiche possano essere utilizzate anche per la diagnosi precoce di malattie neurodegenerative come l’Alzheimer. Studi futuri dovrebbero chiarire questa domanda. Il gruppo di ricerca ha già in programma di perfezionare ulteriormente la scoperta e renderla accessibile per l’uso clinico.

L’insulina svolge un ruolo centrale nel metabolismo e ha importanti effetti sulle funzioni cognitive, sulla regolazione dell’appetito e sul bilancio energetico. Livelli più elevati di resistenza all’insulina possono quindi avere gravi conseguenze sulla salute, tra cui l’obesità e il morbo di Alzheimer, sottolineando l’importanza di questa ricerca non solo a livello individuale ma sociale.

In sintesi, le scoperte del DZD rappresentano un passo promettente verso una migliore diagnosi precoce e trattamento delle malattie legate all’insulina. L’impatto di vasta portata sull’assistenza sanitaria e sulle opzioni terapeutiche potrebbe essere significativo e dovrebbe essere attentamente monitorato nei prossimi anni. Per le persone con diabete, sia esso di tipo 1 o di tipo 2, questo rappresenta la speranza per un miglioramento della qualità della vita e dell’assistenza sanitaria.