Uno studio rivela: le malattie marine minacciano le regioni costiere e la società!

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Un nuovo studio dell’Università di Kiel esamina gli effetti delle malattie marine sulle comunità e sugli ecosistemi costieri.

Neue Studie der Uni Kiel untersucht die Auswirkungen mariner Krankheiten auf Küstengesellschaften und Ökosysteme.
Un nuovo studio dell’Università di Kiel esamina gli effetti delle malattie marine sulle comunità e sugli ecosistemi costieri.

Uno studio rivela: le malattie marine minacciano le regioni costiere e la società!

L’ambiente marino è fondamentale per l’equilibrio ecologico, ma le epidemie di malattie marine causate da virus, batteri o parassiti rappresentano una seria minaccia, secondo un recente rapporto della Università Christian Albrechts di Kiel Queste epidemie non hanno solo impatti ecologici ma anche profondi impatti sociali ed economici. Finora l’attenzione della ricerca si è concentrata principalmente sulla dimensione ecologica, mentre gli aspetti socioeconomici sono stati trascurati.

Lo studio, pubblicato sulla rivista *Ocean and Coastal Management*, evidenzia che le malattie marine devono essere viste come una fonte di pericolo per le regioni costiere e le loro popolazioni. La dottoressa Lotta Clara Kluger, autrice principale dello studio, sottolinea la connessione inestricabile tra l'oceano e la società e sostiene che è necessario un approccio di valutazione più completo.

Il ruolo dell'allevamento delle ostriche

L’allevamento delle ostriche fornisce un esempio concreto degli effetti delle malattie marine. Ciò ha un’elevata importanza commerciale e culturale, influenzando non solo l’acquacoltura, ma anche la qualità dell’acqua, la pesca e il settore del turismo. Lo studio sviluppa un secondo livello di analisi per considerare l’impatto delle epidemie sulle società e sulle economie locali, denominato “effetto spill-over”. Questo effetto si riferisce al modo in cui la vita marina può migrare oltre i confini delle aree protette, avvantaggiando principalmente le comunità locali e la pesca.

Questi risultati sono coerenti con le osservazioni del dottor John Garza della NOAA, il quale ha scoperto che le larve di scorfano di alghe possono spostarsi fino a 20 km verso le aree di pesca. Tali effetti di ricaduta sono stati documentati in aree marine protette dove la popolazione biologica può crescere e riprodursi, il che a sua volta avvantaggia le comunità circostanti.

Strategie di riduzione del rischio

Per contrastare i rischi di epidemie, lo studio suggerisce varie strategie. Questi includono un’attenta selezione dei siti per l’acquacoltura, la filtrazione artificiale dell’acqua e la selezione di specie meno suscettibili alle malattie. Sono in discussione anche misure finanziarie come le assicurazioni. Lo scopo dello studio è fornire strumenti concreti di riduzione del rischio per le aziende agricole, le comunità e i responsabili politici. Queste misure mirano non solo a proteggere gli ecosistemi, ma anche a promuovere lo sviluppo sostenibile.

Lo studio fa parte del progetto Beyond One Ocean Health (B1OH) ed è stato sviluppato nell’ambito del Decennio delle Nazioni Unite sulle scienze oceaniche per lo sviluppo sostenibile. La terza Conferenza oceanica delle Nazioni Unite (UNOC) si sta attualmente svolgendo a Nizza, in Francia, e durerà fino al 13 giugno. Gli obiettivi di questa conferenza sottolineano la necessità di proteggere il 30% degli oceani entro il 2030, sottolineando l’importanza delle aree protette strategiche.

Nel complesso, è evidente che la protezione degli ecosistemi marini è di grande importanza non solo per la natura, ma anche per le persone. Un approccio integrativo che tenga conto degli aspetti ambientali e socioeconomici è fondamentale per lo sviluppo sostenibile delle regioni costiere.